In principio, confusione e paura di Reuveni

Questo è un libro che mi è stato consigliato, non credo ci sarei mai arrivata da sola perché l’avrei scambiato per un libro storico o di politica. Che solitamente tendo ad evitare. Ma chi me l’ha segnalato non si occupa né di storia, né di politica, ma di fatti umani, di relazioni, di mondi interni. Per questo l’ho letto. Ed è questo che ho trovato.

Partirei dall’autore: Reuveni è nato nel 1886 in Ucraina e poi si è trasferito in Palestina nel 1910 diventando non solo spettatore, ma anche attore della nascita sofferta dello Stato Israeliano. Ha vissuto quel principio. La confusione e la paura, da cui il titolo, le ha vissute prima di metterle in scena nella trilogia che attraversa gli anni successivi alla prima guerra mondiale, trilogia della quale questo libro è la prima parte, l’unica pubblicata.

Siamo a Gerusalemme poco prima dell’inizio del primo conflitto mondiale. La Palestina è una provincia della Turchia. E la Turchia entra in guerra con la Russia. La maggior parte degli ebrei immigrati a Gerusalemme in cerca della propria patria vengono dalla Russia e si trovano a vivere in uno stato, quello ottomano, che è allo stesso tempo ospitante, ma anche occupante e nemico in guerra.

I personaggi del libro ruotano attorno alla redazione di un giornale socialista. Il loro modo di porsi rispetto alle vicende sociali e politiche rivela un crescendo di confusione e di paura che porterà ciascuno a prendere una posizione diversa. Se al principio, la tensione riguarda l’interrogativo: saremo tollerati o considerati nemici? Successivamente, una scelta da fare: opporre resistenza, ottomanizzarsi o partire condannandosi all’ennesima diaspora? Per ciascuno questi interrogativi aprono a vicende personali ma anche a percorsi interni e con loro il lettore è portato a riflettere: al concetto di appartenenza, a quanto sia importante, quasi necessario; a cosa significa resistere per difendere la propria identità culturale e ideologica. A cosa significa essere portatori di un’identità culturale ed ideologica senza però una madre patria. Un territorio che ci vede nascere, crescere e tornare quando ne abbiamo bisogno. Cosa diventa a quel punto l’identità di ciascuno? Da cosa passa il senso di appartenenza? Come si risponde alla paura e alla confusione dovuta all’instabilità identitaria? Penso a tutti questi personaggi anche come parti interne di ciascuno: che dialogano, litigano che si scontrano nel processo di individuazione e di crescita. Confusione e paura accompagnano il percorso di tutti verso le proprie scelte o verso le non scelte e quest’ultimo modo di muoversi nella vita prende la forma del contabile Tziprovitch, il classico inetto della letteratura ebraica, nel suo non voler prendere alcuna decisione permette di osservare le contraddizioni degli uomini attorno a sé: chi rinuncia alla propria identità culturale, chi rinuncia all’appartenenza territoriale e chi rimane, in preda a continue incertezze, insicurezze, indecisioni, timori. In attesa che qualcuno o qualcosa decida per lui.

Tutto questo rende l’opera di Reuveni quanto mai attuale e moderna.

Il segnalibro, l’abbraccio di una madre patria…..

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In principio, confusione e paura di Reuveniultima modifica: 2019-11-21T23:09:38+01:00da ilibridisilvia
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